L'impianto del COBALB
Per
porre fine allo scarico diretto dei reflui urbani nel lago, i comuni costituirono
un consorzio, denominato COBALB, con la finalità di costruire e
gestire un collettore per la raccolta dei reflui urbani ed il relativo
depuratore, impianti messi in funzione nel 1996.
Il collettore del COBALB è il principale baluardo contro l'eutrofia
e contro l'inquinamento igienico sanitario. Senza di esso ogni ulteriore
intervento di tutela risulterebbe inutile.
Mentre il collettore è gestito del COBALB, i collegamenti delle
fognature comunali al collettore, dette bretelle, sono gestite dai comuni.
Alcune fognature comunali hanno condotte separate per le acque scure e
quelle chiare, altre invece non le hanno e scaricano nel collettore anche
le acque piovane.
Il tracciato del collettore e lo schema del depuratore sono illustrati
nella copertina. Il percorso del collettore è suddiviso in tratti
di circa tre chilometri, ciascuno dei quali inizia con una pompa di sollevamento,
che spinge i liquami in una breve condotta ascendente, fino a raggiungere
un punto elevato del percorso, dopo di che i liquami scendono per gravità
fino alla stazione di pompaggio successiva.
Il depuratore è ubicato sul fiume emissario Marta, a circa tre
chilometri dal lago. L'impianto è modulare e si sviluppa su due
linee parallele che possono essere attivate anche separatamente secondo
necessità. Per semplicità si descrive una sola linea.
Il liquame in arrivo dal collettore viene passato attraverso una griglia
(1) per trattenere materiale grossolano (stracci e simili). La griglia
viene periodicamente rastrellata ed il materiale raccolto, un normale
cassonetto stradale al mese, viene inviato alla discarica. Il liquame
passa poi attraverso un dissabbiatore (2). Una tramoggia scarica automaticamente
la sabbia in un cassone, anche questo avviato in discarica, circa 3 m3
al mese. Il liquame passa poi nelle vasca di sedimentazione primaria (3)
dove i grassi schiume galleggiano in superficie, mentre le sostanze più
pesanti si depositano sul fondo. Un carrello provvisto di raschiatore
e lama disoleatrice, spinge un estremo della vasca le anzidette sostanze,
che vengono inviate mediante una tubazione alla vasca dei fanghi, detta
di digestione aerobica (8). Il liquame, reso più chiaro dal trattamento,
passa nelle vasca di denitrificazione (4). Qui sono presenti dei batteri
aerobi, ai quali non viene fornita aria, per cui si procurano ossigeno
aggredendo la materia organica: decompongono i nitrati (esempio NO3),
liberando azoto, che si manifesta con bollicine di gas che vanno nell'aria.
I liquami così denitrificati passano nelle vasche di ossidazione
biologica (5) dove viene mantenuta una popolazione di batteri aerobi che
divorano la materia organica inquinante aggregandosi poi in fiocchi (fanghi
attivi). I batteri consumano grandi quantità di ossigeno che viene
fornito insufflando aria dal fondo della vasca mediante grossi compressori
rotativi. Il fosforo viene invece abbattuto nella stessa vasca con sostanze
chimiche in grado di farlo precipitare. Il liquame, ormai non più
putrescente, viene avviato nelle vasche di sedimentazione finale (6).
In queste avviene nuovamente la separazione delle schiume, in superficie,
e fanghi al fondo. I liquami, ormai ridotti a limpida acqua, passano attraverso
l'impianto di trattamento igienico di clorazione e poi scaricati nel fiume
Marta. I raschiatori delle vasche di sedimentazione sono rotatori e portano
al centro i fanghi. Questi contengono ancora preziosi batteri vivi, riutilizzabili
(fanghi attivi) che vengono rimessi continuamente in circolo in testa
alle vasche di denitrificazione (4). I fanghi attivi eccedenti vengono
saltuariamente inviati alle vasche di sedimentazione primaria, dove i
batteri muoiono per assenza di ossigeno. Alla stessa vasca vengono inviate
anche le schiume.
I fanghi nella vasca di digestione aerobica (8) contengono sostanze putrescenti
e debbono anch'essi essere digeriti con trattamento aerobio. Sono agitati
e mescolati all'aria da giranti con un processo più lento. I fanghi,
vengono infine disidratati con rulli compressori e scaricati in un cassone
(circa 4 m3 al giorno) e inviati alla discarica. La parte liquida proveniente
dalla spremitura degli essiccatori. viene pompata in testa all'impianto.
La portata dell'impianto è dell'ordine di 200 m3/ora (pari a 200
litri al giorno per abitante), ma può essere molto superiore in
caso di pioggia.
E' credenza comune che sia il depuratore a proteggere il lago. In realtà
chi protegge il lago è il collettore. Se il depuratore cessasse
di funzionare si avrebbero gravi conseguenze sul fiume, ma non sul lago.
Per contro, se si guasta una stazione di pompaggio lungo il collettore,
i liquami che arrivano dai comuni a monte escono dal "troppo pieno"
inquinando il lago.
Oltre ad evitare l'aggiunta di ulteriori nutrienti algali, il collettore
ha posto fine all'inquinamento sanitario, causato dalle feci umane. Con
la parola "inquinamento" viene spesso confuso quello igienico-sanitario,
che è all'origine dei divieti di balneazione, con quello determina
le condizioni trofiche. Sono due problemi d'inquinamento totalmente diversi,
che non vanno confusi.
L'Autorità Sanitaria di Viterbo effettua l'analisi dell'acqua prelevata
lungo la costa del lago, in 49 punti. Per ciascun campione vengono effettuate
12 analisi relative all'igiene e precisamente: coliformi totali, coliformi
fecali, streptococchi, salmonelle, entero virus, pH, colorazione, trasparenza,
oli minerali, tensioattivi, fenoli e ossigeno. In totale oltre 7000 analisi
La situazione del lago di Bolsena, dal punto di vista igienico sanitario
è attualmente ottima per cui non vi sono più divieti di
balneazione.
Nota: vedi disegni e foto dell'impianto in copertina.